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Sensore CCD

Astrofotografia

In alternativa alla fotografia tradizionale, la tecnica CCD ha permesso di risolvere molti problemi legati alla tecnica di ripresa. Nel metodo tradizionale, il cosiddetto metodo chimico, su pellicola o lastra fotografica, la luce stimola alcune reazioni chimiche sul supporto che ne cambiano le composizione chimica superficiale producendo l'immagine. Tali reazioni necessitano di una energia per essere attivate, tale energia è il risultato dell'accumularsi nel tempo della potenza irradiata dalla luce incidente, proveniente ad esempio da una stella. In generale, la potenza irradiata da un corpo celeste durante i tempi tipici di una ripresa fotografica si può ritenere costante pertanto, in teoria, l'energia accumulata sulla pellicola è lineare con il tempo; ciò vuol dire che raddoppiando il tempo di esposizione della pellicola alla luce, raddoppia l'effetto ovvero la luminosità dell'immagine finale.

Le sostanze chimiche presenti su una pellicola o una lastra fotografica non reagiscono in modo lineare, infatti raddoppiando l'energia accumulata la quantità di prodotti di reazione non raddoppia ma è presente in misura minore; in pratica la matrice chimica si satura dei prodotti di reazione che si producono inibisce lo svolgersi della reazione successiva, insieme alla diminuzione dei reagenti questo comportamento spiega la non linearità della risposta della pellicola alla luce.

In effetti la pellicola è un mezzo passivo, l'informazione cromatica, ovvero la fotografia, viene creata partendo da una quantità di sostanza finita e che tende ad esaurirsi nel tempo.

In conclusione, per ottenere la registrazione di oggetti celesti deboli è necessario impostare un tempo di esposizione molto più lungo di quello strettamente legato alla bassa luminosità, la fotografia di nebulose e galassie richiede tempo di esposizione di un'ora e più, con risultati non sempre entusiasmanti.